Una dura critica è stata fatta da Luca Bannò presidente dell’associazione Trifole e Trifolè al disegno di legge 1412 detto “legge Bergesio” con un video pubblicato su youtube l’8 maggio 2025.
Non può una semplice legge cancellare più di 100 anni di storia, di tradizione. Ricordo che i tartufai, il proprio cane e la ricerca sono entrati a far parte del patrimonio dell’Unesco.
CHI E’ LUCA BANNO’
Nasce a Torino il 15/01/1980, trifolao di terza generazione, imprenditore, consigliere per il comune di Sciolze.
ANALISI DEI CONTENUTI DEL TESTO
Questo DDL 1412 portato avanti dalla Commissione Agricoltura, sostituisce l’attuale legge nazionale sul tartufo, la 752 del 1985, legge quadro nazionale a cui le regioni devono fare riferimento.
La Commissione Agricoltura si pone come obiettivo di disciplinare le varie fasi della filiera del tartufo.
Siccome la legge attuale del 1985 appare obsoleta e inoltre in contrasto con le normative europee,
il senatore Bergesio ha deciso di sostituirla.
Il DDL è formato da sette capi e 27 articoli.
All’interno di ogni capo ci sono diversi articoli che disciplinano la filiera del tartufo. Leggendo bene ogni
articolo si capisce che l’attenzione è quasi interamente posta sulle tartufaie controllate e tartufaie coltivate e la possibilità di creare consorzi di pochi fortunati.
Non si menziona quasi mai la libera cerca.
Non esiste più un limite per la creazione delle tartufaie riservate, quindi non essendoci un limite questo di fatto pone fine alla libera cerca, perché con l’espansione delle tartufaie riservate fra pochi anni i tartufai
liberi cercatori non avranno più spazio dove effettuare la ricerca.
Inoltre non vengono imposte delle regole alle tartufaie controllate che di fatto sono delle tartufaie naturali. Non si impone il divieto di lavorazione andante durante il periodo di raccolta.
Non c’è un calendario di raccolta.
Si parla molto di fiscalità, di mercato
sommerso. Inoltre vengono completamente dimenticate i tartufai che sono importantissimi perché sono coloro che
conoscono il territorio, che conoscono chi lo frequenta e che salvaguardano il patrimonio tartufigeno.
Nell’articolo 9 il riconoscimento delle
tartufaie controllate passa da cinque anni a ben vent’anni e all’interno delle
tartufaie appunto riservate i corsi d’acquai demaniali, dove prima la
libera cerca era consentita, ora viene vietata.
Il calendario non si applica per coloro che hanno una tartufaia
controllata oppure una tartufaia coltivata. Per loro la commercializzazione
o la ricerca è libera tutto l’anno.
Nell’articolo 12 si fa la distinzione
dei tartufai, addirittura in tre categorie. Abbiamo i tartufai hobbisti, che
sono coloro che hanno preso il tesserino e quindi hanno dato l’esame, che hanno
pagato la tassa regionale e quindi sono abilitati alla ricerca ma solo in
determinati orari e con un quantitativo giornaliero, cioè 300 grammi di tartufo
nero al giorno e 100 grammi di tartufa nero al giorno.
Poi abbiamo i tartufai occasionali commerciali, che sono coloro che hanno
preso il tesserino, hanno pagato la tassa regionale e hanno pagato il sostituto
d’imposta, i famosi 100 euro con l’F24, secondo la legge del 30 dicembre del 2018. Infine abbiamo i tartufai professionisti che sono coloro che hanno la partita IVA e non hanno un limite di orari,
e neanche di raccolta e quindi di peso di raccolta giornaliera di tartufi.
COSA RIMANE DELLA LIBERA CERCA
Vi vorrei parlare ancora dell’articolo 2, un articolo molto interessante, forse
l’unico che parla della libera cerca e praticamente descrive dove il libero
cercatore può effettuare la ricerca. Si può ricercare liberamente nei
terreni incolti o abbandonati. Ma abbandonati cosa significa? Ci viene in aiuto il regolamento europeo del 2013,
il quale definisce un terreno abbandonato, un terreno dove non ci sia stata la
minima coltivazione per almeno dieci anni.
Bannò rivolge anche una domanda legittima alla regione Piemonte che potrebbe essere rivolta a tutti gli amministratori regionali: noi liberi cercatori,
dove possiamo andare a ricercare il tartufo. Me lo dovrà dire anche, in questo
caso dove vivo io, la regione Piemonte, visto che ci fa pagare
160 euro all’anno di tesserino per poter effettuare la libera cerca.
Mi dovrà dire in quali terreni noi potremmo andare qui in Piemonte,
visto che non abbiamo nemmeno terreni demaniali.
Bannò conclude il video con un appello a tutti i tartufai:
Amici tartufai, si prospettano
tempi duri per noi liberi cercatori. Mi auguro che questa legge non venga
approvata così come scritta, ma ci siano delle modifiche.
Non voglio pensare che la cavatura si possa ridurre in una semplice zappa
all’interno del terreno.
Per questo ci stiamo organizzando. Vogliamo combattere questa legge, siamo
ancora nei tempi, possiamo ancora farcela.
Stiamo organizzando una grossa
manifestazione, tartufai con il proprio cane, davanti al Palazzo della Regione
Piemonte. Quindi vi pregherei di seguirmi, vi dirò la data esatta.
Penso che ancora tutti insieme, uniti, potremo farcela, a combattere questa legge
che se verrà approvata così come scritta, ce la terremo per tanti anni e
potremo dire addio alla nostra amata libera cerca.
Quindi per cortesia vi
ripeto, seguitemi e vi darò indicazioni su come ci muoveremo. Grazie a tutti.